Lilia Derenzini
1^ classificata
Silenzio nel Kent
Urlano i gabbiani volando sull’alta marea
un uomo affonda i piedi nel mare livido
il suo cane lo segue
domani sulla spiaggia che riaffiorerà
raccoglierò conchiglie le più strane
in Italia è già notte di vacanze chiassose
qua le alte scogliere del Kent sono rischiarate da un pallido tramonto
questo silenzio si racconta a me forestiera
piena di suggestioni.
Pierina Barbieri
3^ classificata
Chiamalo amore
Se dopo cinquant’anni insieme non la chiami più passione
chiamalo amore, chiamalo affetto
lo sguardo che si scambiano
avidi di assaporare, consapevoli
gli ultimi barbagli di vita
prima che l’ombra con la falce in pugno
mieta la prima vittima tra loro
allora saranno occhi ciechi di lacrime
a evocare giorni lieti
labbra avvizzite dal silenzio della solitudine
a invocare l’ombra che prenda la mano tesa
e accompagni sotto al cipresso
dell’ultimo traguardo insieme.
Alberto Nebbiolo
4° classificato
Ciò che nascondo
È destino, segnato, che un giorno me n’andrò
dal tetto che m’hai costruito, dalle coperte
che m’hai tessuto. E dilanierò, arrabbiato, coi denti,
l’ovatta di cui m’hai avvolto. Vorrò vedere il mondo.
E tu dovrai saper lasciarmi andare.
Vorrò conoscere, da solo, il mondo, e imparare
a soffrire, da solo. È destino. È umano.
E mi capiterà di pensare che non sono eterno,
che sono nato, e di provarne paura.
Un uomo è nulla di fronte alla magia che una donna – una fra tante – è capace di creare con le sue carni.
Ma è una madre – unica al mondo – a legare un figlio
in una rete di sentimenti che io stesso, stupito,
non riesco ad esprimere. Quant‘è difficile
parlare d’amore. E quella sera guardando le stelle
che brillano all’orizzonte di una terra lontana – non è solo la latitudine a separare la gente -,
capirò che erano quelle che bambino avevo sopra i nostri occhi.
E allora le parole mi sgorgheranno spontanee dal cuore.
Il canto sfogherà quei muti sentimenti che non avevano nome.
E in quell’ora ti dirò le parole che avevo vergogna di dire
che non sapevo dire perché non le conoscevo.
Ma madre, tu che hai capito i miei desideri e le mie paure
senza parlare, tu che guardandomi negli occhi sai
ciò che nascondo, credi ci sia bisogno di parole per dirti amore?
Ci sono momenti in cui un uomo deve tacere, quello sarà
uno di questi. Tornerò. E senza parlare mi aprirai la porta
di quel tetto, mi coprirai di quelle coperte, e mi sveglierò la mattina
come se non fossi mai partito. E non ti dirò ancora quelle parole
perché il loro nome tornerà sconosciuto.
C‘è bisogno di comunicare quando non ci si capisce. E allora
perché dovrei parlare?
Antonia Claudia Vocina
5^ classificata
Notte
E se non hai
la vita che vuoi
oggi soltanto
vivi di vento
vivi di mare
vivi di luna
e di stelle
in questa notte
che sembra creata
apposta per te.
Maria Giuseppina Secchi
6^ classificata
E ci sembrava vita
Restarono a lungo,
negli occhi di nostra madre,
i lampi della guerra.
Ma avremmo giurato
di fuochi d’artificio e stelle.
Camminavamo a stento,
tacendo il disagio dei piedi
infilati in calzini d’orbace
pungente come il cardo nell’orto.
E ci sembrava vita,
la vaghezza d’un suono,
tra il vociare confuso,
dal segreto di un portico…
Ma si straniva l’aria:
era una nenia,
non era una canzone.
Davide Ghigna
7° classificato
Riflessione
Palla di fuoco sospesa nel cielo: ti amo!
Odore di rabbia dalle mie mani
sapore di gloria fra le mie dita.
“Vivi la vita nel modo migliore: vedrai l’infinito” o il nulla.
Voglia d’amore richiede la vita;
la felicità mi sfugge,
la voglio, la cerco, la sento e tento d’afferrarla:
un secondo e poi ancora la vita.
Di nuovo.
La vita è vana
e l’odio e il dolore servono
per sapere d’esistere.
Parole ghiacciate,
regole non scritte
e subisci il potere.
Non avvilirti!
Tutto torna!
Il tuo cuore ti basta:
guarda nel tuo cuore e troverai cose inaspettate.
Capisci la vita e amerai il nulla, la morte, l’incognito.
Vivi tutto con ardente passione,
accontentati del tuo cuore,
guarda l’alba e vivila,
amala: capirai l’amore di Dio.
E se domani il mondo finirà
tu, effimero, riderai soddisfatto
e il mondo affogherà dentro ad un mare di rimpianti.
Giorgina Busca Germetti
8^ classificata
Agrigentum
a Salvatore Quasimodo
I mandorli bianchi
di fiori
sbocciati nel sole
di febbraio
in una nuvola candida
esalano
dolci profumi.
L’arenaria sgretolata
delle colonne doriche
corrose dal vento
e dal tempo
oggi appare meno triste
nella sua veste
di rovina.
Il telamone inerte
sull’erba ormai verde
“nel giardino di Zeus”
è lugubre segno
della fine.
Ma il bianco profumo
dei mandorli
risveglia la vita
in un teatro
di morte.
Claudio Bellini
9° classificato
Crisalidi d’acciaio
Questi figli che cavalcano anni veloci,
anime di cartapesta svezzate
a benzina e telegiornali intinti nel sangue.
Questi figli che giocano a tatuarsi
le braccia di implacabili buchi,
e viaggiano con i sensi intorpiditi
dentro lune di ghiaccio
e crisalidi scolpite nell’acciaio.
Questi figli che colpiscono alle spalle,
abbagliati da un Dio in filigrana
gettano alle ortiche coscienza e rimorsi.
Sono germogli impauriti
spesso bruciati dalle bugie dei padri
che si donano al progresso
come capretti sull’altare.
Questi figli che sfidano la morte
sopra strade d’asfalto tagliente,
come bambole di cera
baluginano al riflesso d’impietose lamiere.
E per una volta ancora
si sentiranno più grandi
talmente adulti da non riuscire
più a perdonare.
Nello Bosco
10° classificato
La neve nasce com‘è
Forse tu ancora pensi alle stelle,
a lontane regioni sognate,
alle lunghe storie dissoltesi
dopo il racconto dei nonni
un po’ prima del sonno,
nelle fredde serate friulane,
quando, piccola,
ti chiedevi se la neve nasce com‘è,
o qualcuno si affanna a tingerla candida.
Pensi ancora ai primi giorni di scuola,
a quando arrossivi per un piccolo gioco,
a quanto veloci si son fatti i tuoi giorni,
a come era pigra la vita in quel tempo…
Poi la vita ha piazzato le mosse,
ora sempre qualcosa ti preme,
fino al grande pensiero che evolve,
fino al giorno d’amore sognato.
Ora, grande,
con la neve ancora ci giochi,
e ti si legge magia,
negli scuri di sogno.